Fertilizzazione e interdisciplinarità le parole chiave per lo sviluppo della ricerca
“Una giornata in cui festeggiamo la ricerca. Una giornata che vogliamo diventi un appuntamento fisso nel nostro calendario annuale”. Con queste parole di ringraziamento e apprezzamento ha aperto i lavori della seconda edizione della Giornata della ricerca di Ateneo ieri mattina in Aula magna il Rettore dell’Università di Siena, Roberto Di Pietra.
“Parlare dell’importanza della ricerca – ha evidenziato il Rettore – può sembrare ovvio in una università ma in tempi di imbarbarimento del pensiero, in cui chiunque in nome della libertà di parola può mettere in dubbio i contenuti dimostrati dalla scienza, non è così scontato. Occorre sempre di più ribadirlo e resistere con gentilezza e convinzione all’attacco che quotidianamente subiscono le istituzioni scientifiche e le università”.
Il professor Michelangelo Vasta, delegato alla Ricerca dell’Università di Siena, ha introdotto le presentazioni dei progetti dei ricercatori evidenziando con excursus storico la rilevanza della ricerca scientifica per la crescita economica e lo sviluppo dei territori.
“L’Italia spende troppo poco in ricerca e sviluppo” – ha detto il professor Vasta mostrando una serie di comparativi. “E’ invece importante essere consapevoli del ruolo di spillover delle università nella crescita economica a livello locale, un fenomeno antico dimostrato fin dal Medioevo, per cui le aree più ricche corrispondono a quelle dove risiede la conoscenza”.
“La mancanza di incrementi negli anni nei fondi destinati alla ricerca rendono sempre più urgente rivolgere lo sguardo e l’attenzione altrove” – ha spiegato Vasta, invitando i ricercatori a intercettare le risorse
europee che invece nel corso degli anni sono cresciute, come ad esempio quelle per i progetti ERC.
A seguire un breve e intenso momento di celebrazione è stato dedicato al prestigioso premio recentemente ricevuto dal professor Nicola Labanca, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Siena, insignito dall’Accademia Nazionale dei Lincei del Premio Feltrinelli per la Storia per essersi dedicato agli studi storico- militari innovandone profondamente fonti, metodologie e soprattutto, senso e obiettivi della ricerca.
I 17 progetti New Frontiers presentati, finanziati nell’ambito del piano per lo Sviluppo della Ricerca di Ateneo con un bando destinato a promuovere i progetti “di frontiera” di docenti under 45, hanno toccato
tematiche d’avanguardia: dalle metasuperfici ai polimeri, passando per i nuovi trattamenti oncologici, lo studio della storia sociale del periodo coloniale, l’intelligenza artificiale, le celle
solari e i display OLED, fino alla terapia genica, il ruolo del macrobiota intestinale nelle infezioni da salmonella e l’educazione al patrimonio culturale.
Ha chiuso i lavori della mattina il qualificato intervento di Francesca Tomasi, introdotta dalla professoressa Emmanuela Carbè, dal titolo “Dove osano le aquile. Le frontiere della humanities computer science”.
Professoressa ordinaria in Archivistica, Bibliografia e Biblioteconomia, Francesca Tomasi si occupa di informatica umanistica (digital humanities) con un’attenzione speciale alla modellazione di testi e documenti nel solco dei sistemi di organizzazione della conoscenza in biblioteche ed archivi digitali.
I lavori sono ripresi nel pomeriggio con l’intervento del professor Domenico Prattichizzo, delegato del Rettore al Trasferimento tecnologico. “Il trasferimento tecnologico è come un fiume, le cui sponde sono da un lato l’università, dall’altra l’industria e il mondo delle imprese – ha spiegato Prattichizzo. “Nostro compito è alimentare questo fiume di competenze e brevetti e costruire ponti, attraverso la costituzione di laboratori congiunti e di spin off universitari”.
La parola è poi passata al secondo ospite della giornata, il cui profilo di altissimo rilievo internazionale è stato presentato dal professor Alessandro Pini: Dario Neri, professore dell’ETH di Zurigo e Chief Executive Officer e Chief Scientific Officer alla Philogen, società biotech italo-svizzera che ha co-fondato nel 1996.
Il professor Neri ha parlato di innovazione in biotecnologia farmaceutica partendo dal proprio racconto personale: a partire dalla sua storia di famiglia che lo vede nipote di Achille Sclavo, passando per la sua
formazione a Siena e poi alla Normale di Pisa per poi passare a Zurigo e Cambridge, dove ha avuto come mentori personalità scientifiche di caratura internazionale e premi Nobel.
“I buoni insegnanti sono la base di tutto” – ha detto il professor Neri a conclusione del suo intervento, spiegando che la base sommersa del grande iceberg del trasferimento tecnologico è costituita da tanti
elementi che devono funzionare, dalle forme di governo efficienti che garantiscono flessibilità nell’uso delle risorse, all’apertura nella ricerca di talenti in tutto il mondo.
Sono stati poi presentati i 4 progetti INTERDX, fondo rivolto al finanziamento di progetti relativi a ricerche con un carattere fortemente interdisciplinare svolte da docenti di aree diverse.
“Abbiamo potuto apprezzare l’eterogeneità dei progetti presentati in questa giornata – ha detto in chiusura il professor Vasta – vogliamo che questa sia sempre più un’occasione di fertilizzazione”.
“La ricerca ci porta una boccata di ossigeno – ha aggiunto il Rettore – abbiamo una grande varietà e ricchezza da coltivare e portare fuori il più possibile. Chiedo a tutti i ricercatori che hanno partecipato di
rendersi disponibili a raccontare la ricerca all’esterno, e come hanno fatto oggi, renderla comprensibile a chi non è esperto”.
“Auspico anche che nelle prossime edizioni della Giornata della Ricerca sia possibile raccontare cosa è successo dopo – ha concluso il Rettore – quali sono stati gli sviluppi e i risultati. Dobbiamo inventare nuove modalità per intercettare risorse, stimolare la fame per la ricerca”.
Photo Credits: Divisione stampa, comunicazione e URP Università di Siena












